Il regime patrimoniale tipico dei coniugi che hanno contratto matrimonio è quello della comunione dei beni. Secondo quanto disposto dall’Art. 159 del Codice Civile, in mancanza di diversa convenzione, ogni acquisto, bene o possedimento la cui proprietà venga acquistata dopo il matrimonio spetta a entrambi i componenti della coppia. E, in caso di successione del coniuge, il superstite ha diritto alla permanenza nell’abitazione di proprietà di entrambi, alla pensione di reversibilità e all’eredità del defunto.
La Legge 76/2016 concede i medesimi diritti anche alle parti dell’unione civile.
Naturalmente, i coniugi possono optare anche per un diverso regime patrimoniale; quello della separazione dei beni dove ogni coniuge è titolare esclusivo dei beni acquisiti durante il matrimonio.
Prima di procedere oltre, è doveroso subito fare una precisazione: sebbene siano in tanti a credere che per escludere il coniuge superstite dall’eredità sia sufficiente riportare questa volontà in un testamento oppure scegliere il regime di separazione dei beni, è importante sapere che le cose non stanno esattamente in questo modo. Procediamo con ordine e vediamo cosa prevede la legge.
Come funziona l’eredità
Quando uno dei due coniugi viene a mancare senza lasciare testamento, la successione del coniuge viene definita legittima.
In questo caso, l’eredità viene devoluta secondo il seguente schema.
Al coniuge spetta metà dell’eredità nel caso in cui un solo figlio partecipi alla successione.
Se alla successione concorrono due o più figli, invece, indipendentemente dal loro numero, al coniuge superstite spetta un terzo dell’eredità: i restanti due terzi spettano ai figli.
Se la coppia è senza figli, hanno diritto ad una quota di eredità anche i genitori (ancora in vita) e fratelli del defunto. In questo specifico caso, al coniuge superstite spettano i due terzi.
L’unico caso in cui l’intera eredità spetta al coniuge superstite è quella in cui nessuno, tra discendenti e ascendenti legittimi, concorra alla successione e non trova applicazione l’istituto della “rappresentazione”.
Quanto detto fino ad ora vale indipendentemente dal regime patrimoniale scelto dalla coppia: la separazione dei beni, infatti, contrariamente a quanto comunemente si crede, non esclude il coniuge superstite dall’eredità.
Vediamo adesso cosa accade in presenza di testamento
In presenza di testamento, al coniuge superstite spetta comunque una quota dell’eredità del defunto. Si parla, in questo caso, non di successione legittima ma di successione necessaria.
In sostanza il legislatore, pur in presenza di testamento, prevede che vengano salvaguardati i diritti dei parenti prossimi del defunto, coniuge superstite incluso.
L’Art. 457 del Codice Civile è molto chiaro: anche in caso di disposizioni testamentarie vale il principio di intangibilità della quota legittima. In pratica, il superstite avrà sempre e comunque diritto alla propria quota legittima, in quanto facente parte degli eredi legittimari.
Successione del coniuge: come escluderlo dall’eredità?
La successione del coniuge, quindi, include sempre il superstite nell’asse ereditario sia in caso di testamento, sia qualora, al momento del matrimonio, la coppia abbia deciso di optare per la separazione dei beni.
Come escludere, dunque, il coniuge superstite dall’eredità? Essendo un erede legittimario, il coniuge superstite avrà sempre diritto ad una quota dell’eredità.
Esistono solo due casi in cui il coniuge superstite perde tale diritto: in caso di divorzio, perché con esso viene meno lo status di coniuge e non spettano diritti ereditari.
In caso di separazione con addebito per responsabilità del coniuge superstite. In tal caso la parte a cui è stata addebitata la separazione perde i diritti sull’eredità dell’ex. Sono questi gli unici due casi in cui è possibile escludere il coniuge dall’eredità.
Successione del coniuge: il ruolo del notaio
Sia in caso di successione del coniuge, sia nel caso in cui siano presenti anche altri eredi, entro dodici mesi dalla data di morte del defunto va presentata la dichiarazione di successione.
Si tratta di un documento fiscale e giuridico che va presentato all’Agenzia delle Entrate. In questi casi, l’intervento di un notaio è di grande aiuto.
La dichiarazione deve essere compilata correttamente: in caso di errori, il Fisco potrebbe intervenire sanzionando gli eredi. Inoltre, la figura del notaio può, in questi casi, fornire assistenza agli eredi legittimari per la corretta suddivisione del patrimonio ereditato.
La figura del notaio è fondamentale anche in caso di pubblicazione di testamento olografo o segreto.
Soprattutto, il notaio è preziosissimo in caso di consulenza per la redazione di un testamento in modo che la suddivisione del patrimonio avvenga coerentemente con le disposizioni di legge in vigore. In caso contrario, il testamento può essere impugnato e questo comporterebbe contenziosi oltremodo costosi, lunghi e stressanti.
Per questo, mi rendo disponibile per una consulenza.
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Dr. Paola Macrì
Notaio